Villa Ollandini

Restauro Parco Storico, Sarzana (2014)

Dalla conoscenza acquisita dalle fonti materiali e documentali si è proceduto, secondo sopraenenunciati principi della Carta di Firenze, alla redazione del progetto di restauro.

Si è proceduto alla stesura delle tavole di analisi

n. I 5 Analisi: Struttura compositiva del parco storico, dove si identificano quali fossero le linee guida del progetto originario
n. I 6 Analisi: Elementi caratterizzanti del parco storico, dove sono riportati tutti gli elementi architettonici e vegetali caratterizzanti ancora presenti

n. I 7: Analisi: Ricostruzione della composizione del giardino storico, nella quale viene presentata la ricostruzione della struttura vegetale del giardino ricostruita sia dalle fonti materiali che dalla documentazione di archivio

La struttura compositiva del parco storico interventi di restauro e riassetto paesaggistico

La proprietà Ollandini si estendeva un tempo ben oltre i confini di oggi.
Prima del fallimento del 1928 infatti vi erano molte proprietà a corona che erano date in affitto o a mezzadria e che sono state smembrate al momento di saldare i creditori. I confini attuali ricalcano grosso modo quelli che erano i terreni gestiti direttamente dalla famiglia mediante braccianti agricoli o personale domestico. La si potrebbe un po' vedere come i confini del giardino e ancora oltre dell'orto domestico del tempo.
La villa sorgeva sulla rottura di pendio in modo da dominare il paesaggio ma nel contempo avere un sedime pianeggiante su cui estendere le proprie pertinenze mentre a monte si estendeva il bosco di leccio in cui fu disegnato il parco romantico e a valle fu impiantato il giardino più formale. Come abbiamo visto nella tavola I 1 Uso storico del Suolo, la porzione ad est di questo complesso, separata dalla zona della villa con un muro, fu dedicata all'agricoltura, il pendio fu suddiviso in due fasce lasciando una parte a bosco ceduo, per la produzione di legna necessaria alla casa, e una parte, la meglio esposta e più distante per la produzione di vite a cui ad un certo punto fu affiancato l'olivo con esiti agronomici non soddisfacienti, mentre la piana fu destinata a produzione orticola e a seminativi. A separazione delle due zone si trova un'importante asse storico, il viale dei lecci che creava una maestosa prospettiva dalla villa al paesaggio lasciando intuire che le terre dei marchiesi si estendevano fino a molto molto lontano.
Quindi mentre i signori si godevano il parco e il giardino al di là del muro, oltre un pesante e ornato cancello in ferro battuto lavoravano i braccianti, a fare legna, nella vigna, nei campi.
Il parco a monte della villa era stato ritagliato nella lecceta originaria, mediante l'introduzione di vialetti carrabili e di alcuni sentieri più intimi. I vialetti carrabili servivano per le passeggiate in carrozza e a cavallo e crediamo che conducessero fino al percorso che va alla fortezza ad oggi completamente stravolto al seguito del taglio della nuova strada avvenuto negli anni '60 del secolo scorso, mentre i percorsi pedonali erano sede di passeggiare a piedi che potevano avere per meta l'edicola della Madonna o il gazebo della regina.
L'edicola della Madonna, così denominata da fonti orali, è una piccola edicola nel bosco di cui non si hanno tracce documentali che sorgeva su una vasca ellittica nei pressi del confine nord ovest del parco. Non è chiaro come si riempisse la vasca e se fosse un bacino di acqua ferma o con giochi di acqua o ancora una peschiera. Il progetto definitivo dovrà approfondire la consistenza del manufatto e la sua origine per permetterne un

corretto restauro.
Il gazebo della Regina è un'interessantissima struttura in ferro battuto coperta in rame che si trova a nord del parco subito a valle della strada che porta alla fortezza, esso venne eretto nel 1854 in onore della visita della Regina Maria Adelaide di Savoia e probabilmente si trovava al centro di una più ampia zona trattata a giardino di piante sciafile che doveva fare da cornice all'avvenimento. La struttura metallica ha bisogno di un urgente restauro le cui linee di azione saranno definite nel progetto definitivo ed esecutivo al fine di non perdere un elemento storico di così importante pregio estetico, parimenti anche il giardino andrà ritracciato nei sui confini e ripiantumato.

Il progetto di riassetto paesaggistico del parco storico prevede una sostianzale riconferma degli usi stroici del suolo riattualizzata nella situazione economica attuale.
La maggiore criticità riguarda la manutenzione e il governo delle zone boscate. Per questa ragione si è pensato di suddividerne l'onere dislocando alcuni volumi residenziali in varie parti defilate di questa zona in modo da poter affidare ai futuri abitanti una porzione di bosco da tenere in cura. All'edificio della villa pertinerà la cura della maggior porzione di bosco che va dalla villa alla strada della fortezza e dal muro al confine ovest. All'edificio del Sert e alla sua nuova edificazione sarà data in cura la porzione a monte del canale, mentre la nuova edificazione all'angolo nord est sarà affidato l'ex ceduo fino alla strada della fortezza.

Saranno confermate nella lora vocazione agricola la zona a vigneto e la zona seminativo orticola, che saranno gestite dalla azienda agricola che sorgerà a monte del viale dei lecci nell'area pianeggiante ai piedi del vigneto.

Struttura compositiva del giardino storico

Il giardino antistante le villa presenta una doppia natura, si tratta di un giardino di ispirazione italiana e inglese allo stesso tempo.
A causa della conformazione orografica del luogo il parco è scansito in 4 fasce altimetriche secondo la tradizione del giardino all'italiana: l'area del bosco retrostante la villa, lasciata a pendio naturale, il terrazzamento dove si è collocato l'edificio principale, il livello dell'ellisse più alta, comprendente il viale dei platani, la scalinata monumentale con il ninfeo, il parterre dei gazebo e la collezione di camelie, il livello dell'ellisse più bassa comprendente il parterre della fontana, la rampa a rocaille, fino alla quota di accesso dalla via Aurelia. Un episodio di gusto romantico, una sorta di digressione molto in voga nel giardino inglese è costituito dal lago con l'isolotto e la grotta che si trova ad una quota intermedia fra le due ellissi. Dove le due ellissi si congiungono a formare l'8 sono collocati i due episodi edilizi della Casa del custode e della Limonaia.

La composizione segue un ben determinato ordine prospettico, nella tavola I_7 sono identificati gli assi visuali che hanno ordinato la progettazione del giardino, l'asse prospettico generatore sottolinea il rapporto fra la villa, il parco e il paesaggio circostante che risulta biunivoco e si ripropone man a mano che cambia la quota di calpestio e quindi la profondità di campo della visione dello spettatore. Alcuni assi prospettici secondari completano l'impostazione che risulta comunque fortemente centralizzata come nel giardino all'italiana.

In sintesi ad una impostazione prospettica di stampo italiano si sovrappone uno schema ad ellissi più libero di sapore paesaggistico e si giustappongono episodi di puro stile romantico come il laghetto con isolotto e grotta, presenti anche nel parco quali il gazebo della Regina e l'edicola della Madonna a cui si arriva tramite percorsi sinuosi nel bosco di puro spirito romantico.

Descrizione del giardino storico ed interventi di restauro

Le tavole I 8 e I 9 riportano i dati di rilievo plano altimetrico a cura dello studio topografico geometri Ombrina e i dati vegetazionali a cura del dott. agr. Germana Fregni e dott. agr. Alberto Martinelli

tavola n. I 8 Stato attuale: Rilievo planialtimetrico del parco
tavola n. I 9 Stato attuale: Rilievo planialtimetrico architettonico e vegetazionale del giardino
Come di uso nel giardino storico la narrazione del giardino avviene tramite la proposizione di elementi caratterizzanti sia vegetali che architettonici. Molti di questi sono fortunatamente ancora presenti nel giardino, ma necessitano di importanti interventi di restauro.
In premessa è importante ricordare che il giardino fu utilizzato alla metà dell'ottocento come giardino di acclimatazione e che era una sorta di grande vetrina per compratori di piante, in gran parte esotiche, che potevano controllare il loro pregio estetico e l'adattamento al clima.
L'elenco del giardiniere Candido de Cesare riporta una grande quantità di piante, molte delle quali andate perse, soprattutto erbacee e bulbose, che dovevano trovare posto nelle varie aiuole per fare bella mostra di se con il visitatore. Ad oggi non risulta più possibile riprodurre un tale assetto floristico, che necessita una cura costante da parte di un nutrito gruppo di lavoratori, sono venute a mancare le ragioni economiche e l'organizzazione sociale di cui questo giardino era l'espressione, in vista del suo futuro destino di giardino pubblico a gestione comunale risulta consigliabile per le casse dell' Ente un assetto che ricordi l'assetto originario, ma con piante meno delicate, con limitate esigenze di manutenzione, e organizzate in gruppi, ovvero piantagioni massive, di analoghe necessità gestionali.

Le tavole I 10 e I 11 descrivono il progetto di restauro dell'intero parco e in particolare del giardino stroico che sarà restaurato e ceduto al Comune come oneri a scomputo

tavola n. I 10 Progetto: Riassetto paesggistico del parco storico tavola n. I 11 Progetto: Restauro del giardino storico

L'accesso principale al giardino avviene dalla via Aurelia sulla quale si trova l'ingresso monumentale con la pilastrata e il cancello in ferro battuto, entrando ci si trova davanti ad un parterre ellittico e si è accolti da due esemplari di Magnolia soulangeana che aprono la composione e incorniciano le vestigia della scritta in bosso che dava il benvenuto al visitatore riportando dapprima le iniziali di Gaetano Ollandini e poi il toponimo “Cavaggino”.

I viali circondano il parterre ellittico che ospita la fontana con lo zampillo ad oggi non funzionante e una doppia rampa con fondale in grottesco un tempo riportante lo stemma di famiglia ad oggi quasi indistinguibile.
Un tempo un sistema di tubazioni portava l'acqua dalle cisterne della villa fino alla vasca successivamente all'arrivo del canale il sistema irriguo fu sostituito da questa nuova fonte di approvvigionamento idrico. Il progetto di restauro prevede la riattivazione della vasca, ad oggi non pare consigliabile ripristinare tutta la tubatura proveniente dal canale né le antiche vasche risultando tecnicamente ed economicamente preferibile installare un nuovo sistema a ricircolo.

L'ellisse inferiore era caratterizzata dalle piantumazioni in bosso che contornavano anche i vialetti sinuosi che dalla vasca riportavano al viale carrabile ad oggi poco leggibili e che

saranno ripristinati.
Il giardino era attorniato da una vegetazione arbustivo-arborea che rendeva sfumato il confine e incorniciava la composizione.
Sul davanti dell'edificio della Limonaia (contrassegnato dalla lettera D) lato Aurelia si trovava il tempietto monoptero che purtroppo crollò nel 1970 a causa della crescita incontrollata di una pianta spontanea di Acer negundo. La pianta del tempietto ci è nota dal documento dell'Archivio di Stato del 1928 ma dal sopralluogo effettuato non resta quasi nulla in loco se non una mattone a quarto di cerchio che potrebbe aver fatto parte di una delle colonne, probabilmente i materiali sono stati asportati per essere rivenduti come antichità. In corrispondenza degli edifici della Limonia e della Casa del custode i due viali si congiungevano a chiudere la prima ellissi, per poi ripartire formando l'8. Due controviali pedonali delimitano la seconda ellissi e nello spazio fra il viale carrabile e il viale pedonale si sviluppa una scarpata in cui trova posto la collezione di Camelie. Il progetto di restauro prevede il recupero degli esemplari ancora esistenti, il loro censimento sarà sviluppato nel progetto definitivo che dovrà identificare i varii cultivar e guidare la scelta degli esemplari da reintegrare. Una scalinata di pochi gradini vince il dislivello fra il centro dell'8 e il vialetto pedonale che spartisce in due parti lungo l'asse di simmetria il secondo parterre, segnano l'ingresso a questo viale nuovamente due esemplari di Magnolia soulangeana .
A metà del parterre il viale centrale incontra un viale secondario ortogonale che porta a due aiuole circolari che hanno sostituito le due vasche in epoca storica, il progetto di restauro prevede la conferma di quest'ultima destinazione ritenendola più economicamente sostenibile per la futura gestione. Saranno scelte delle piantumazioni opportune delle aiuole in modo da ricordare e suggerire la presenza dell'acqua. Attorno alle aiuole corre il percorso pedonale bordato da quattro aiuole a corona e da due gazebi in ferro battuto un tempo corredati da panche in marmo e ornati da Rosa banksiae. Il progetto di restuaro prevede il recupero di tali elementi e la piantumazione delle rose rampicanti. Il vialetto secondario si ricongiunge al viale carrabile con due piccole esedre. Le testimonianze documentali citano questi due vialetti ortogonali come accompagnati da una siepe in bosso, non si ritiene che sia oggi economicamente sostenibile la manutenzione di un tale impianto vegetale così esteso a causa della necessità costante di potature per tenere in forma il bosso, il progetto di restauro prevede quindi in sostituzione la proposta di rose rifiorenti tapezzanti in grado di riprodurre un effetto simile con molta meno manutenzione e una fioritura da aprile a ottobre molto apprezzabile.
L'arcata superiore dell'ellisse era orlata da vasi di agrumi, queste piante venivano spostate, secondo l'uso del tempo, dalla limonaia nella buona stagione per fare bella mostra di sé con i visitatori. Ad oggi si è pensato di riproporre la memoria storica di questo elemento introducendo una collezione di Citrus ssp. In grado di resistere tutto l'anno in piena terra posti ad orlare il parterre erboso.
Il viale centrale si ferma ai piedi della doppia scalinata monumentale che riporta il visitatore al termine dell'8 davanti alla facciata principale della villa. La scalinata è in pessimo stato di conservazione e la balaustra a colonnini presenta numerosi elementi mancanti, il progetto di restauro prevede il recupero di questo importante elemento. Al di sotto della scalinata monumentale si trova il ninfeo costituito da una grotta e una vasca ai cui lati sono presenti delle strutture simili a delle piccole serre, probabilmente sede di piante delicate alle temperature invernali che venivano ivi coltivate per essere mostrate al visitatore.
La grotta, il ninfeo con la vasca e le serre laterali saranno restaurate e opportunamente piantumate.
A lato dell'8 si trova il lago e l'isolotto che poteva essere raggiunto tramite la barca o il piccolo ponte lato a monte ad oggi crollato. Il progetto prevede il ripristino di questo accesso, anche con un'opera in stile che riprenda il ponte originario denunciando però la

sua natura contemporanea.
Sotto l'isolotto era presente una grotta che fonti orali narrano come riparo per i cigni allora allevati come la moda dell' epoca.
Quando fu tagliato il canale lunense si pensò nel progetto orginario di passare a valle del lago lasciandolo al di fuori del nuovo corso di acqua come si vede nelle tavole di progetto che riporto. Invece durante la realizzazione si decise di includerlo.
Ad oggi il livello dell'acqua permette a mala pena di scorgere la grotta perchè, alcuni sostengono, il lago andrebbe dragato, questo argomento però dovrà essere approfondito nel progetto definitivo interfacciandosi con il Consorzio del Canale Lunense.

Un elemento molto importante della composizione storica vegetazionale è purtroppo andato scomparso e lo possiamo ricostruire solo attraverso l'analisi documentale e la presenza di un esemplare ancora presente. Sappiamo infatti che nel 1987, a causa dell'epidemia di Ceratocystis fimbrata, sono eliminati tutti i Platanus orientalis che componevano il viale del ripiano sottostante la villa che circondava l'ellisse più alta fino alla quota superiore della scalinata monumentale. Questa struttura vegetale era fontdamentale per la lettura del giardino, sia per la sua imponenza che per il posizionamento studiato per incorniciare la facciata principale della villa. Ad oggi non risulta consigliabile ripiantumare questo viale utilizzando il platano orientale perchè ancora non eiste un cultivar in grado di resistere con certezza alla Ceratocystis fimbrata, però è possibile ricreare l'effetto scenico originario utilizzando una pianta dello stesso genere ovvero il Platanus x acerifolia e reimpiantare così il viale in coerenza con il progetto originario. Qualcuno ci deve avere già pensato, anche se non abbiamo trovato documenti scritti, perchè un esemplare di Platanus x acerifolia si trova proprio sul sedime del vecchio viale nell'ala ovest quadrante sud, ed è in buone condizioni sia fitosanitarie che ornamentali.

La provincia di La Spezia ha predisposto un progetto di attivazione di una pista ciclabile a sud del laghetto che interseca il sedime del vecchio viale, in sede di progetto definitivo il

progetto di restauro dovrà verificare questa ipotesi per renderla coerente con il reimpianto del viale storico e in generale con la composizione originaria e l' uso compatibile della villa Proprio in coerenza con la Carta di Firenze sono state studiate anche altre ipotesi di percorsi alternativi che attraversano il complesso in aree meno densamente piantumate e di minore impatto.

Dal momento che la villa e il parco saranno separati dal giardino storico, in quanto quest'ultimo diverrà di proprietà pubblica, sarà importante che il progetto definitivo studi questa cesura in modo da renderla il più indolore possibile conservando la percezione dell'asse prospettico princiale, la permeabilità condizionata e la coerenza dell'insieme. Sarà necessario gestire questo nodo, (posto circa a quota 28.77 da planimetria I 11), come un elemento di arricchimento del giardino, creando quinte vegetazionali fiorite che occultino le delimitazioni, utilizzando per il passaggio elementi in ferro battuto coerenti con l'insieme, un po' come fu gestito in epoca storica il passaggio fra la villa e il viale dei lecci.

Si pensa di predisporre anche un passaggio pedonale lateriale che dal viale dei platani porti al viale dei lecci in modo da rendere accessibile direttamente l'azienda agricola per visite e acquisti a chilometro zero da parte dei cittadini.

Il progetto di restauro prevede la sostituzione dei viali in asfalto, totalmente incongrui con calcestruzzo architettonico, in modo da ricordare i viali originari in ghiaino tondo pisellino oggi non più proponibili a causa del notevole onere manutentivo.

Ogni elemento lapideo, cordolo, bordura, scalinate... sarà ripristinato secondo la sua conformazione, materiale e tecnica originarie, se per ragioni di mancata produzione questo non fosse possibile sarà necessario ragionale su quale soluzione meglio ricrea l'effetto originale.

Sarà necessario procedere al rilievo dei sottoservizi e delle acque bianche e prevedere il ripristino del corretto deflusso delle acque meteroiche utilizzando caditoie in pietra come quelle ancora esistenti in sito.

Ricordando che originariamente il giardino non era illuminato altro che da fiaccole durante particolari occasioni, sarà necessario procedere alla stesura di un progetto di illumninazione del parco tale da soddisfare le disposizioni di legge, ma da risultare contemporaneamente a basso impatto dal punto di vista percettivo.